Prima di compiere l’acquisto di un amplificatore è necessario valutare quali siano le proprie necessità e il tipo di utilizzo che si vuole fare dell’oggetto. La maggior parte dei modelli esistenti in commercio va incontro alle esigenze di un pubblico privo di ambizioni professionali. Altre tipologie di amplificatori sono invece fabbricate per svolgere delle funzioni complesse.
Le differenti classi di un amplificatore
Esistono diverse categorie di amplificatori. Le differenze sostanziali esistono in rapporto alla tipologia di circuito adoperata. Ogni serie, ovviamente, oltre a riflettere la vocazione dell’amplificatore, possiede dei vantaggi e degli svantaggi. Le classi riportate sono le più rilevanti, in quanto ne esistono diverse. Le prime quattro si riferiscono a sistemi di amplificazione analogica, mentre l’ultima identifica dei congegni di genere switching, anche definiti digitali.
- La classe A è concepita al fine di provocare una minima distorsione del segnale in ingresso e di generare una riproduzione sonora molto accurata. Amplificatori del genere si caratterizzano per il fatto di sviluppare calore in eccesso e di non poter sostenere delle potenze così elevate in uscita. Quindi consumano molta energia per lavorare, anche nel momento in cui non vi è la presenza di una sorgente sonora da catturare. Una condizione sfavorevole, che riduce la loro efficienza con una percentuale elevata. Tali apparecchi in compenso vantano una resa eccellente, spesso completamente aderente al segnale originario.
- La classe B, a differenza della precedente, consente di veicolare delle potenze cospicue in uscita. Il rendimento di queste apparecchiature è discreto, pur senza generare una rilevante dissipazione del calore. Le prestazioni complessive non risultano così interessanti, poiché il grado di fedeltà dell’amplificazione si attesta decisamente al di sotto rispetto alla categoria precedente.
- La classe AB è la più diffusa in ambito hi-fi. Si distingue per un discreto rendimento in termini di consumo energetico e per una riproduzione sonora alquanto raffinata. Il livello di sofisticazione di questi oggetti peraltro è decisamente rilevante.
- La classe C non viene impiegata in ambito fonico. Questo genere di amplificatori opera con segnali in radiofrequenza.
- La classe D comprende gli amplificatori di tipo switching, anche definiti digitali. Questi dispositivi operano una conversione del segnale in entrata: da analogico in digitale. Viceversa in uscita restituiscono di nuovo il segnale analogico, con l’obiettivo di renderlo conforme ai sistemi di diffusione sonora. Gli amplificatori siffatti si caratterizzano per non consumare troppa energia e quindi per una limitata dispersione del calore. Nonché per la facoltà di amplificare fedelmente la sorgente sonora, anche nel momento in cui si trovano a gestire potenze notevoli.
Gli amplificatori digitali
Qualsiasi genere di apparecchiatura si prenda in esame, la finalità della sua attività è sempre la medesima: amplificare una sorgente sonora in entrata. Per farlo alcune di esse coinvolgono in un unico sistema tutti i processi di amplificazione. Altre invece dividono le operazioni, scomponendo il segnale e realizzando l’accrescimento della sorgente in fasi distinte. A quest’ultima categoria appartengono gli amplificatori in classe D, che vengono definiti digitali. Il loro funzionamento è piuttosto complesso, in quanto per lavorare devono ricevere degli impulsi. Per questo motivo pongono in essere due commutazioni, che delimitano temporalmente la fase cruciale dedicata al processo di accrescimento sonoro. La prima conversione è operata in entrata, nel momento in cui il segnale viene reso digitale da analogico: il segnale catturato tecnicamente viene trasformato in PCM (Pulse Code Modulation). Mentre la seconda trasformazione avviene poco prima che l’impulso sia traghettato in uscita: il segnale riprende le sembianze analogiche per poter essere accolto all’interno del sistema di diffusione sonora. Si ricorda che il buon rendimento di questi dispositivi dipende dalla qualità e della rapidità della campionatura del segnale analogico.
Gli amplificatori digitali hanno certamente un grado di sofisticazione maggiore rispetto ai modelli tradizionali. A differenza di numerosi dispositivi analogici, sono in grado di ostentare un significativo risparmio energetico a fronte di prestazioni complessive più che discrete. E’ opportuno ricordare che oramai questi sistemi risultano evoluti, in ragione di continui aggiornamenti apportati dalle case produttrici. Di recente soprattutto si è lavorato su di essi in maniera assai approfondita, al fine di renderli integrabili a diversi sistemi. Questa versatilità si è tradotta nella possibilità di essere adottati persino all’interno di smartphone o impianti audio complessi. Si è quindi ridotta la loro dimensione.
La loro realizzazione è giunta ad un tale livello di raffinatezza, da rendere quasi inutile l’implementazione di tutti quei componenti dedicati alla dissipazione del calore in eccesso. Infine sono stati resi più potenti e in grado di esibire una inconsueta linearità: la distorsione di un amplificatore digitale è oramai prossima al minimo, tanto che diversi prodotti vantano la possibilità di offrire una qualità sonora di massima fedeltà.
E’ meglio un amplificatore analogico o digitale?
Le prestazioni di un amplificatore in classe D si ritengono le più complete, se si dovesse operare una comparazione con i vari modelli analogici. I miglioramenti che in questi ultimi anni sono stati arrecati a prodotti del genere sono ragguardevoli. Il loro rendimento nello specifico risalta per quanto riguarda i consumi e la rapidità con cui viene ottenuta la riproduzione del segnale. I circuiti elettronici di cui è provvisto, in ragione di un livello di sofisticazione avanzato, garantiscono un lavoro meno gravoso in relazione alla produzione di calore, nonché un’efficacia maggiore nel processo di accrescimento sonoro. In sintesi sono in grado di disperdere meno potenza e risultare più validi.
In merito alla resa sonora è opportuno considerare che gli amplificatori in classe D in certi casi risultano meno dinamici, in quanto gestiscono una segnale commutato durante il processo di amplificazione, in un certo senso meno organico. Sono in grado peraltro di riprodurre un suono nel complesso dettagliato e raffinato, anche quando i volumi vengono spinti a livelli sostenuti. Gli amplificatori analogici, in particolare quelli appartenenti alle classi A e AB, si presentato efficienti a volumi bassi, in ragione di un’azione più efficacie resa nella fasi in cui il segnale viene catturato. Va detto infine che molti osservatori ritengono il suono amplificato generato da un congegno analogico più caldo e rispettoso della complessità attraverso cui si modula la sorgente originaria.











